Modena. «Adriana, quella diva fragile mi è entrata nel cuore»

 Modena. «Adriana, quella diva fragile mi è entrata nel cuore»

Maria Teresa Leva, questa sera al Teatro Pavarotti Freni, al debutto nella Lecouvreur cavallo di battaglia di Mirella Il regista Nuziata: «Mettere in scena quest’opera è un’esperienza intrigante»

Torna dopo oltre trent’anni il capolavoro di Francesco Cilea in un nuovo allestimento curato dal Teatro di Modena in coproduzione con Piacenza e Parma

Va in scena venerdì 11 marzo alle 20 e domenica 13 alle 15.30 al Teatro Comunale di Modena Adriana Lecouvreur, opera di Francesco Cilea messa in scena in un nuovo spettacolo realizzato dal Teatro in coproduzione con Piacenza e Parma. Firma la regia Italo Nunziata, artista attivo da oltre vent’anni nei maggiori teatri italiani, dall’Opera di Roma alla Fenice di Venezia, con le scene di Emanuele Sinisi, i costumi di Artemio Cabassi e le luci di Fiammetta Baldiserri. La direzione musicale è affidata ad Aldo Sisillo alla guida dell’Orchestra dell’Emilia-Romagna Arturo Toscanini e del Coro Lirico di Modena preparato da Stefano Colò. I ruoli principali sono interpretati da Maria Teresa Leva, protagonista, recente interprete di Mimì in Bohème al Teatro Regio di Torino e al Liceu di Barcellona, dal tenore Luciano Ganci, che ha interpretato il ruolo di Maurizio nel 2021 al Royal Opera House e al Teatro Comunale di Bologna, da Claudio Sgura, baritono di fama internazionale applaudito nelle ultime stagioni al Royal Opera House di Londra e alla Bayerische Stattsoper di Monaco e da Teresa Romano, recente ospite del Palau Les Arts di Valencia e della Fenice di Venezia. Le danze sono realizzate dagli interpreti di Agora Coaching Project, progetto a cura di MM Contemporary Dance Company, per la coreografia di Danilo Rubeca.

Il libretto, tratto da un celebre testo di prosa scritto da Eugène Scribe e Ernest Legouvé nel 1849, è ambientato a Parigi nel 1730. L’amore fra Adriana, un’attrice della Comédie-Française, e il conte di Sassonia, è contrastato dalla Principessa di Bouillon. Alle porte del verismo, Cilea mise in musicava abilmente una storia che intrecciava il mondo del teatro con la realtà storica. L’attrice Adriana Lecouvreur morì realmente, come nell’opera, a causa di un mazzo di fiori avvelenati inviatole con l’inganno dalla sua rivale.

La prima rappresentazione dell’opera si tenne il 6 novembre 1902 al Teatro Lirico di Milano per fare rapidamente il giro del mondo: Lisbona, Barcellona, Città del Messico, Buenos Aires, Amburgo, Varsavia, Ginevra, Londra, Parigi e, nel 1907 al Metropolitan di New York. A partire in particolare dagli anni ’30, dopo la revisione dell’autore che snellì la partitura, il titolo entrò in repertorio, grazie anche alla predilezione che le hanno sempre dimostrato grandi interpreti da Magda Olivero a Renata Tebaldi, da Leyla Gencer a Montserrat Caballé, da Renata Scotto a Joan Sutherland, e in primis Raina Kabaivanska e Mirella Freni, alla quale è dedicata questa nuova produzione.

“Del rapporto tra vita e teatro si è scritto e discusso da sempre – dichiara il regista Italo Nunziata -. Il parallelo tra vita reale vissuta e vita artistica ricreata sulla scena, quasi come specchio di rimando della vita reale, ha da sempre affascinato l’uomo e lo ha portato ad indagare sui confini tra queste due realtà. Abbiamo spostato l’azione temporale agli anni ’50 del secolo scorso, anni in cui grandeur dei teatri, glamour di vita e galatei di comportamento sociale sembravano essere l’estremo baluardo all’ondata rivoluzionaria degli anni ’60, che cambierà modi di vita e regole sociali.”

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