Delitto Alice / Tra i reperti e gli oggetti indossati dalla vittima e da Gaaloul si cerca la verità

Tre gli elementi sotto analisi: l’esame tossicologico sui capelli della donna, prelevati da una spazzola di Alice, ma anche la perizia informatica del cellulare del principale indiziato della morte della mamma 32enne, Mohamed Gaaloul, anche oggi presente in aula, infine la perizia sui pantaloni dell’indagato tunisino, per compararli con quelli indossati dall’uomo quando è stato ripreso dalle telecamere la mattina del giorno in cui è poi stato commesso il delitto.
si è svolto, presso il Tribunale di Modena, il nuovo incidente probatorio inerente al caso Alice Neri, 32enne ravarinese trovata carbonizzata all’interno della propria auto nelle campagne di Fossa di Concordia lo scorso 18 novembre. In particolare, nel corso dell’udienza di lunedi, sono stati presentati gli esiti delle perizie eseguite nelle scorse settimane su alcuni reperti rinvenuti sul luogo del rogo e su altri oggetti appartenenti ad Alice e al principale sospettato per il suo omicidio, Mohamed Gaaloul, in carcere dallo scorso dicembre, quando fu arrestato in Francia prima del trasferimento in Italia. Tra gli oggetti esaminati, i capelli rinvenuti sulla spazzola di Alice Neri, il reggiseno della donna, ritrovato nel luogo del rogo, e un paio di pantaloni appartenenti a Gaaloul (secondo il tunisino sarebbero quelli da lui indossati la notte della morte di Alice).
La novità più importante emersa nel corso dell’incidente probatorio di ieri riguarda il Dna rinvenuto sul reggiseno di Alice Neri: sull’indumento non è, infatti, stata trovata alcuna traccia biologica riconducibile nè a Mohamed Gaaloul nè al cosiddetto “terzo uomo”. Il Dna trovato sul reggiseno appartiene, infatti, a due inquirenti che hanno svolto le indagini sul luogo del rogo e alla stessa Alice. Nelle analisi sui capelli rinvenuti sulla spazzola di Alice Neri, invece, non sono state rinvenute tracce di sostanze stupefacenti, mentre dubbi persistono, nonostante le analisi effettuate, in merito al fatto che i pantaloni consegnati dalla difesa di Mohamed Gaaloul per essere analizzati siano effettivamente quelli indossati dal principale sospettato per l’omicidio di Alice Neri la notte della morte della giovane ravarinese.
Infatti, nonostante il confronto tra i pantaloni esaminati e le immagini delle telecamere che riprendono Gaaloul il mattino seguente alla morte di Alice Neri, non è stato possibile affermare con certezza che i pantaloni siano gli stessi. Sui pantaloni analizzati, comunque, non sono state rinvenute tracce dell’olio probabilmente utilizzato come accelerante per dare vita al rogo che ha carbonizzato auto e corpo di Alice Neri.
Infine, un altro elemento rilevante emerso nel corso dell’incidente probatorio di ieri riguarda il telefono di Alice Neri. Quello che si credeva fosse un chip appartenente al cellulare della vittima, ritrovato all’interno dell’auto carbonizzata, era in realtà un componente della vettura stessa, come emerso nel corso delle perizie. Il telefono di Alice, mai ritrovato dagli inquirenti, potrebbe, dunque, essere stato completamente distrutto dalle fiamme, oppure potrebbe essere stato sottratto dall’auto da chi ha compiuto l’omicidio.