“L’autopsia effettuata dal medico legale nominato dalla Procura modenese ha escluso la presenza di lesioni e ha ricondotto la causa della morte esclusivamente all’abuso di metadone. È un dato che non abbiamo mai messo in discussione, anche se quegli accertamenti si sono svolti senza la presenza della difesa”.
Lo spiega all’ANSA l’avvocato Luca Sebastiani, che assiste la famiglia di Chouchane Hafedh, uno degli otto detenuti morti nella rivolta del carcere di Modena di marzo 2020. L’inchiesta su quei fatti, sempre rimasta contro ignoti, è stata recentemente archiviata.
“Ci aspettiamo però – prosegue l’avvocato – che i diversi esposti presentati alla Procura di Modena da detenuti che raccontano di aver subito delle lesioni, successivamente refertate, siano valutati con massima attenzione ancora più dopo i fatti di Santa Maria Capua Vetere. Ed anche alla luce di questi esposti non comprendiamo perché non siano state disposte nuove indagini sugli otto decessi nel carcere di Modena.” Le immagini del video dell’inchiesta campana, dice, “sono agghiaccianti e di fronte alle stesse credo che noi tutti proviamo un senso di pura vergogna”.
Ad ogni modo, “siamo già al lavoro per la redazione del ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo in collaborazione con alcuni dei migliori professori accademici che hanno offerto la loro disponibilità per questa causa. Confidiamo che in quella sede potremo evidenziare le nostre perplessità e ricevere la dovuta attenzione, in particolare con riguardo al tema del sovraffollamento carcerario, che ha necessariamente avuto un ruolo determinante sia sul potenziale contenimento della rivolta che sui ritardi nei soccorsi”.