Elly Schlein prima donna a guidare il Pd

 Elly Schlein prima donna a guidare il Pd

Elly Schlein e Stefano Bonaccini, 10 Febbraio 2023. ANSA/MATTEO CORNER

Meloni: “Una giovane donna può aiutare la sinistra a guardare avanti” Vince con il 53,8% contro il 46,2%. Bonaccini: “Le faccio un applauso. Adesso tocca ad Elly indicare la strada’

Elly Schlein, candidata alla segreteria del Pd, vota nel seggio di via Mentana, nel centro di Bologna, 26 febbraio 2023. ANSA/ MAX CAVALLARI

Salario minimo, ambiente, lavoro. E un avvertimento: “Saremo un problema per il governo di Giorgia Meloni. Daremo un contributo a organizzare le opposizioni a difesa dei poveri, contro un governo che li colpisce, saremo a difesa della scuola pubblica nel momento in cui il governo tace davanti a una aggressione squadrista. Staremo a fare e barricate contro ogni taglio alla sanità”. Elly Schlein improvvisa quasi un discorso èprogrammatico parlando a braccio al suo comitato elettorale dopo l’annuncio della sua vittoria alle primarie.

E come un’eco sono risuonate le parole che pronunciò dal palco di Pazza del Popolo, alla chiusura della campagna delle politiche, una sorta di sfida alla premier: “Sono una donna, non sono una madre – disse – Ma non per questo sono meno donna”. Fair play da parte della presidente del consiglio: “Congratulazioni a Elly Schlein e complimenti al Pd per la mobilitazione dei suoi elettori nel congresso. Spero che l’elezione di una giovane donna alla guida di via del Nazareno possa aiutare la sinistra a guardare avanti e non indietro”. Nel suo primo discorso da segretaria, Elly Schlein ha qunindi tracciato le linee del programma del suo Pd. “Il popolo democratico è vivo, c’è ed è pronto a rialzarsi con una linea chiara”. Con la voce rotta dall’emozione, Schlein ha festeggiato: “Ce l’abbiamo fatta, insieme abbiamo fatto una piccola grande rivoluzione, anche questa volta non ci hanno visto arrivare”.
L’esito del voto le dà un vantaggio su Stefano Bonaccini ampio ma non schiacciante: il 53,8% contro il 46,2%. Un rapporto inverso a quello dei circoli, dove aveva vinto di 20 punti il presidente dell’Emilia Romagna: è la prima volta che non diventa segretario il candidato più votato fra gli iscritti.

Ma i due sfidanti hanno voluto subito sottolineare che non c’è il rischio di scissione: “Io sono a disposizione per dare una mano”, ha detto il presidente dell’Emilia Rimagna. “Mando un saluto caloroso a Stefano Bonaccini – gli ha risposto lei – ringraziandolo per il confronto alto e rispettoso che abbiamo avuto. Ringrazio Cuperlo e De Micheli, e i loro sostenitori, da domani lavoreremo insieme nell’interesse del paese. Lavoreremo per l’unità, il mio impegno è di essere la segretaria di tutte e di tutti, per tornare a vincere”.

La vittoria di Schlein era l’esito meno quotato alla vigilia. Poi l’alta affluenza alle primarie, che ha superato il milione di votanti, ha pian piano fatto crescere fra i sostenitori di Schlein la speranze di ribaltare il voto nei circoli. Anche alla luce del ‘ribaltone’ fra il risultato degli iscritti e quello aperto delle primarie gli equilibri interni non saranno facili da stabilire. Così come quelli con le altre forze di opposizione. Nel terzo polo c’è già chi lascia immaginare un’emorragia. “Se i risultati delle primarie Pd saranno confermati – ha scritto su Twitter la capogruppo al Senato, Raffaella Paita – l’esigenza nel Paese di una casa riformista più larga, più solida e nettamente alternativa ai populisti sarà più urgente che mai”. Ma Schlein ha chiaro il compito che l’aspetta: “Ringrazio il popolo democratico, un popolo che si è riunito e ha risposto alla chiamata. Ora la responsabilità e non tradire questa fiducia e avere l’ossessione di riportare al voto i tanti che si sono astenuti negli ultimi anni.
Le aspettative per la nuova stagione del Pd si concentrano anche sulla capacità di chi va a sedersi al Nazareno di costruire una nuova squadra, di voltare pagina con i dirigenti. Per tutta la campagna, i due sfidanti si sono rinfacciati la vicinanza o l’appoggio dei vari esponenti di vertice del partito, accusati della crisi del Pd culminata nell’ultima sconfitta, quella delle politiche di settembre: Giorgia Meloni a Palazzo Chigi e dem al 19,1%. Chi prende le redini del partito è chiamato a dimostrare già dai nomi il senso del cambiamento. Non ci sono ruoli e compiti già definiti. Però ci sono i propositi di Bonaccini e di Schlein e i volti di chi li ha affiancati in questi mesi.

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