Festival di Domani / Bonaccini: “«Perché il Pd torni maggioritario, diritti sociali e civili devono correre insieme»

 Festival di Domani / Bonaccini: “«Perché il Pd torni maggioritario, diritti sociali e civili devono correre insieme»

Il governatore dell’Emilia Romagna è intervenuto al festival di Domani di Modena. Ha ribadito di non sentirsi «maggioranza nè opposzione», ma perché «Pd si presenti con una voce sola all’esterno, la segretaria Elly Schlein deve garantire che il pluralismo viva nel partito»

«Se l’Italia perde l’occasione del Pnrr, il problema sarà per il paese prima che per il governo» è il punto da cui parte Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia Romagna e ospite del festival Tempi radicali di Domani. Il Pd «deve scommettere su transizione ecologica e digitale, su cui sono gran parte dei fondi Pnrr», ma deve farsi trovare pronto, «non contrapponendo lavoro e ambiente. La green economy è e deve diventare una occasione».

In una intervista a tutto campo, Bonaccini ha spiegato quali sono i rischi per il Pnrr, che è «un’occasione irripetibile per far crescere il paese e per recuperare qualche drammatico ritardo accumulato in passato» ma «nel governo alcuni non sanno di cosa stanno parlando».

Il Pnrr

Il governo Meloni, infatti, ha dato segnali di voler cambiare il Pnrr, ma per ora non ci sono stati confronti e incontri nè coi sindacati nè con gli enti territoriali, con cui servirebbe un confronto per valutare a quali progetti rinunciare. «Vanno scelte le cose prioritare, ma se non si fa nulla perdermo altro tempo. Nel 2026 bisogna rendicontare gli investimenti e noi rischiamo di perdere una occasione storica».

La sensazione di Bonaccini è quella di un governo che, più va in difficoltà, più tende ad accentrare. Lo stano facendo anche con i Fondi di sviluppo e coesione, che sono assegnati per l’80 per cento alle regioni del Sud e il 20 per cento a quelle del centro-nord ma che ora stentano ad arrivare.
Green economy

Un tassello determinante delle sfide future riguarda la green economy e la transizione ecologica. L’Emilia Romagna è anche la terra con il rigassificatore di Ravenna, il secondo dopo quello di Livorno che ha diviso anche il centrodestra al suo interno.

«Con il rigassificatore l’italia non avrà piu bisogno del gas russo», ha detto Bonaccini, ma quello non è il futuro, infatti abbiamo presentato al governo il progetto per il più grande parco eolico e fotovoltaico piu d’Europa, per un miliardo di investimenti».

Il progetto del rigassificatore di Ravenna ha potuto procedere speditamente, però, perché Bonaccini ha assunto poteri commissariali e in quattro mesi è stata chiusa la conferenza in cui sono stati interpellati tutti i soggetti e le parti sociali. «In 4 mesi abbiao autorizzato la realizzazione del rigassificare. In media in italia ci servono dai 5 ai 10 anni e oggi il governo non si sta confrontando con nessuno e così l’illegalità si infiltra facilmente».

Il grande dibattito a sinistra sulla green economy, però, è aperto. E la grander questione è come concliliare istanze diverse e la modifica di settori produttivi che in Emilia Romagna come nel resto d’Italia è trainante per l’economia e il mercato del lavoro.

«La motorvalley è fatta da 16mila imprese di cui la maggior parte medio piccole, che danno da lavorare a 70-80mila unità. Il tema vero del passaggio alle nuove frontiere dei combustibili non inquinati sta nell’evitare non che falliscano le grandi aziende che hanno il capitale e la competenza per anticipare la sfida, ma tutte le altre. Servono finanziamenti per ottimizzare le linee produttive, perché altrimenti quelle 70-80 mila persone non capirebbero la transizione ecologica», è l’argomento di Bonaccini, che ha ricordato come il rischio è quello di consegnare alla Cina il monopolio nella produzione della componentistica, spostando così altrove un asse economico che distruggerebbe parte della manifattura.

Politicamente, tutto questo si traduce con un mantra che Bonaccini ha ripetuto più volte: «Usciamo pero dal radicalismo del tutto e subito, contrapponendo lavoro e ambiente».

Per il governatore emiliano, il Pd deve scommettere su transizione ecologica e digitale, costruendo un dialogo reale con chi chiede la transizione, ma facendola in modo graduale così da non mettere in ginocchio i territori. «Solo così possiamo vincere le prossime elezioni».
La sfida del Pd

Questa fase post-congressuale è ancora fatta di posizionamenti, dentro il Pd. Bonaccini, che immediatamente dopo la sconfitta ha mandato un messaggio di unità e ha accettato il ruolo di presidente del partito, ha ribadito di non sentirsi «maggioranza nè opposzione, anche se sarei una opposizione grande visto che ho preso quasi la metà dei voti. Ma se vogliamo tornare a vincere dobbiamo recuperare milioni e milioni di voti che il Pd ha lasciato per strada».

Più facile a dirsi che a farsi, ma l’unico modo per cominciare è quello che il «Pd si presenti con una voce sola all’esterno. Perché questo sia possibile, però, la segretaria Elly Schlein deve garantire che il pluralismo viva nel partito».

Bonaccini, infatti, ha rivendicato la sua vittoria netta dentro i circoli e tra gli iscritti e il suo buon successo anche tra gli elettori ma ha ribadito che oggi, se il Pd deve dividersi, deve farlo sui singoli temi e non sui vecchi schieramenti.

Su due temi, però, con Schlein si è già trovato d’accordo: salario minimo legale e sanità pubblica. «Su questo dobbiamo mobilitarci, altrimenti non saremo utili al paese e non potremo tornare ad essere il primo partito in vista delle Europee».

L’attenzione, però, è stata puntata sulle amministrative di questo 2023, in cui vanno al volto cinque regioni, due province autonome e 4000 comuni. Su questo sarà fondamentale gestire le alleanze e Bonaccini ha lanciato un monito: «Attenzione a non schiacciarsi su una sola idea di alleanza, che invece va costruita in modo specifico a livello locale e territoriale».

Anche alle opposizioni ha lanciato un messaggio: «Terzo polo e m5s devono capire che opposizione la devono fare al governo, non al pd, perché noi da soli non bastiamo e le sconfitte in lazio e lomabrdia lo dimostrano».

Infine, a richiesta specifica sul caso di Vincenzo De Luca in Campania sollevato dalle inchieste di Domani, Bonaccini ha detto che «la commissione di garanzia nazionale del Pd deve intervenire dove, indipendentemente da nord e sud, avvengono fenomeni che sporcano l’immagine», ma non si è sbilanciato sul tema del terzo mandato al governatore della Campania, ricordando che servirebbe invece una legge comune a tutte le regioni per disciplinare il numero di mandati.

La conclusione è stata sul presidente del Senato, Ignazio La Russa, e il suo «revisionismo storico su via Rasella, per timore di dire che questa è una repubblica fondata sulla resistenza». Su di lui ha usato parole dure: «Così non è possibile che La Russa rappresenti la seconda carica dello stato».

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