Dal Consiglio Comunale / “No alle discriminazioni, Modena sostiene tutte le famiglie”

 Dal Consiglio Comunale / “No alle discriminazioni, Modena sostiene tutte le famiglie”

Il Consiglio ha respinto la mozione di Bosi (Alternativa popolare) che invitava ad aderire al “Network nazionale Comuni amici della famiglia”: “Il progetto dà un sostegno parziale”

È stato respinto dal Consiglio comunale di Modena, riaffermando l’azione dell’Amministrazione volta a “sostenere la famiglia in ogni sua forma e non solo quelle considerate tradizionali, quindi contro possibili discriminazioni”, l’ordine del giorno proposto nella seduta di giovedì 14 settembre dal consigliere Alberto Bosi (Alternativa popolare) che invitava il Comune ad “attivare l’iter di adesione al Network nazionale dei Comuni amici della famiglia” e ad “avviare politiche di sviluppo locale e welfare generativo e quindi qualificare il territorio come ‘family friendly’”. La mozione, sottoscritta anche da Fratelli d’Italia, Lega Modena, Forza Italia e dalla consigliera Barbara Moretti del Movimento 5 stelle (nel gruppo Modena al centro al tempo della presentazione del documento), ha ottenuto anche il voto del M5s; contrari i gruppi di maggioranza (Pd, Sinistra per Modena, Modena civica ed Europa verde – Verdi), che hanno ricordato anche l’azione del Centro per le famiglie, la struttura di via del Gambero che offre servizi di sostegno e consulenza alle famiglie, anche in collaborazione con altri settori dell’amministrazione comunale e soggetti del territorio, e contribuisce alla coesione sociale e al superamento di povertà sociali, culturali e discriminazioni.

Presentando il documento in aula, il consigliere Bosi ha ricordato che il Network nazionale dei Comuni amici della famiglia è stato istituito nel 2017 dalla Provincia autonoma di Trento, in collaborazione con il Comune di Alghero e l’Associazione nazionale famiglie numerose. “Lo scopo del progetto – ha sottolineato – è di raggruppare e connettere amministrazioni comunali e organizzazioni che intendono promuovere, nei propri territori, politiche di sostegno al benessere delle famiglie, sia residenti che ospiti. La mozione precisa che l’ente locale aderente, per poter ottenere la certificazione di “Comune amico della famiglia”, oltre a formalizzarne la richiesta all’ente promotore, deve adottare un piano di azioni finalizzate al benessere familiare, sulla base dell’esperienza maturata dalla Provincia autonoma di Trento, che nel 2004 ha approvato un piano degli interventi in materia di Politiche familiari.

L’ordine del giorno, infine, specifica che, entro tre anni dal perfezionamento del processo di certificazione “family friendly”, è necessario procedere all’attivazione di uno sportello famiglie, da affidare in gestione anche dall’associazionismo familiare o da altri enti del Terzo settore. Lo sportello ha funzione informativa rispetto alle politiche esistenti, nonché di ricognizione e valutazione delle politiche familiari e di welfare generativo attuate a livello comunale, di cui si chiede, appunto, l’attivazione e lo sviluppo, anche in termini di innovazione sociale.

Nel dibattito, il gruppo Pd (per il quale sono intervenuti il capogruppo Antonio Carpentieri, Alberto Bignardi, Federica Di Padova, Diego Lenzini, Vittorio Reggiani e Federica Venturelli) ha motivato il voto contrario definendo “inaccettabile l’adesione a un documento divisivo e discriminante, che si rivolge esplicitamente a un tipo di famiglia, quella considerata tradizionale, unita in matrimonio, e che ne definisce a prescindere il numero di componenti, sei. In questa maniera, il Network agisce in maniera ideologica e soprattutto dà un sostegno solo parziale alle famiglie”. I consiglieri del Pd hanno sottolineato, quindi, che l’azione dell’Amministrazione “è rivolta a tutte le tipologie di famiglia” e hanno ricordato “le importanti politiche che vengono sviluppate attraverso il welfare locale, anche per favorire la denatalità nell’ambito di servizi per i cittadini da zero a 99 anni e che si adattano ai nuovi bisogni”.

Secondo Camilla Scarpa (Sinistra per Modena) il Network ha una visione “limitata della famiglia, genitoriale e con vincolo di matrimonio. Mentre il Comune di Modena riconosce una pluralità di soggetti famigliari e sottolinea, di conseguenza, la necessità di dare a tutte le famiglie diritti, servizi e possibilità”. La consigliera ha citato, infine, “i tagli a livello nazionale su politiche che riguardano proprio la famiglia”.

Il gruppo Europa verde – Verdi è “a favore dell’inclusione – ha affermato Paola Aime – e perciò voteremo contro a questa mozione, anche perché riconosciamo il ruolo del Comune a favore delle famiglie grazie alle politiche eque di welfare, di istruzione e più in generale per le persone, prima ancora che per i nuclei stessi”.

Enrica Manenti (M5s) ha fatto presente che il Centro per le famiglie, “a prescindere da un’eventuale adesione al Network”, dovrebbe avviare “maggiori collaborazioni con le associazioni del territorio, con lo scopo di sviluppare ulteriormente le politiche per le famiglie, anche valorizzando gli spunti di welfare generativo che, pur parcellizzati, sono presenti in città”.

Per Elisa Rossini (Fratelli d’Italia) il progetto “è un’iniziativa importante perché cerca di invertire la curva della denatalità, sostenendo la famiglia, nell’ottica di benefici che ricadrebbero in maniera positiva su tutta la comunità. Lo dimostrano anche gli spunti che arrivano da altri territori che hanno aderito al Network”. Votare in maniera contraria alla mozione “significa, quindi, respingere un necessario cambiamento culturale”.

Dopo aver ricordato che lo statuto dell’associazione alla base del progetto “fa riferimento alla Costituzione”, Giovanni Bertoldi (Lega Modena) ha precisato che il Network “coinvolge territori per 9 milioni di persone” e ha un obiettivo importante: “Favorire un cambio culturale per contrastare la denatalità, per continuare a dare un futuro all’Italia”.

CASSE DI ESPANSIONE DEL PANARO, VERSO IL COLLAUDO

Dal 2014 sul nodo idraulico fondamentali interventi di messa in sicurezza, “ma il Governo continui a garantire le risorse”. Muzzarelli risponde a interrogazione di Rossini

Tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre si svolgerà, secondo quanto comunicato da Aipo titolare dell’operazione, il collaudo delle casse di espansione del Panaro. Proseguono, quindi, gli interventi per la messa in sicurezza e l’adeguamento del nodo idraulico di Modena che, dal 2014 a oggi, è stato oggetto, più di qualunque altro territorio, di investimenti importanti e strutturali da parte degli enti che ne hanno la gestione, primi tra tutti Aipo e la Regione Emilia Romagna, per un valore che, solo per gli interventi principali, ha superato i 110 milioni di euro.

Lo ha comunicato il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli, in Consiglio comunale giovedì 14 settembre, nel corso della risposta all’interrogazione proposta dalla consigliera di Fratelli d’Italia Elisa Rossini e riferita agli eventi alluvionali di maggio, sottolineando che “grazie alle opere realizzate, anche nel corso di quell’emergenza il sistema modenese ha tenuto e non ci sono state criticità nonostante si sia trattato di un evento di dimensioni appena inferiori a quello del 2020, record storico per il territorio”.

Le risorse stanziate per gli interventi, ha spiegato il sindaco, dipendono dalla decisione della Regione e del Governo Monti di legare i finanziamenti del sisma del 2012 a quelli dell’alluvione 2014, costruendo, con piena collaborazione istituzionale, provvedimenti normativi specifici per questo tipo di emergenza.

“Quando le opere vengono realizzate – ha detto Muzzarelli – i risultati concreti si vedono. Ma il lavoro non è finito e bisogna andare avanti con gli interventi che ancora mancano, come quelli sulle casse dei Prati di San Clemente e il completamento delle casse del Secchia. È necessario, quindi, che il Governo faccia la propria parte, garantendo le risorse già decise e realizzando fino in fondo tutte le azioni previste dal Pnrr sul dissesto idrogeologico”.

Le piogge cadute il 16 e 17 maggio hanno interessato l’intero bacino del Panaro arrivando a livelli anche superiori ai 100 millimetri in 48 ore, “un dato rilevantissimo – ha precisato il sindaco – ma molto inferiore ai picchi che hanno causato il disastro in Romagna. Il post alluvione in Romagna – ha proseguito Muzzarelli – rappresenta una ferita aperta su cui il dibattito politico nazionale si è giustamente concentrato: c’è ancora tantissimo da fare, come emerso con chiarezza anche da quanto riferito dal commissario Figliuolo lo scorso 31 agosto a Bologna alla platea degli enti locali e delle rappresentanze economiche. E il Governo – ha concluso il sindaco – è chiamato a dare una risposta a questi cittadini”.

Entrando nel merito delle domande della consigliera Rossini che si riferivano all’allagamento di alcune abitazioni in zona Navicello per chiedere chiarimenti sulle comunicazioni fornite ai residenti, il sindaco ha spiegato che quelle abitazioni (cinque in tutto, di cui solo due abitate) non sono “zona residenziale” (come riportato nell’interrogazione) ma si trovano nella zona golenale del Panaro, cioè nell’area del naturale deflusso delle acque di piena del fiume, all’interno del tratto arginato. I cittadini che vivono in quelle case, ha sottolineato ancora il sindaco, sono pienamente consapevoli di trovarsi in area golenale e quindi soggetta ad allagamenti in caso di piena. Questi immobili sono un’eredità storica per i quali da tempo è prevista la possibilità di delocalizzare in altre aree non a rischio idraulico. Le case in area golenale sono censite e tenute in considerazione dai piani di Protezione civile: gli operatori avvisano i residenti sull’entità della piena e, nel caso specifico li avevano invitati a lasciare le abitazioni per prudenza, ma i residenti hanno ribadito agli uffici la volontà di rimanere all’interno delle abitazioni.

A tutela delle abitazioni stesse, Aipo, in qualità di autorità idraulica, ha installato dei “panconi” mobili la cui chiusura in caso di piena è prevista per dare continuità all’argine maestro ogni volta che il livello dell’acqua supera i 9 metri all’idrometro di Navicello e si preveda un ulteriore aumento. Ed è questo che è avvenuto anche in maggio: gli operatori di Aipo hanno chiuso tempestivamente le paratoie mobili sul tratto di argine prospiciente le abitazioni per non far uscire l’acqua dagli argini. Un’operazione, ha precisato il sindaco, ben nota ai residenti in quanto già effettuata diverse volte in precedenza. Non risultano, infine, difformità di comunicazioni ai cittadini in merito alla piena.

Dopo la trasformazione in interpellanza, Alberto Bignardi (Pd) ha affermato che “sarebbero necessarie più risorse dal Governo per supportare queste zone particolarmente esposte a rischi allegamenti: i fondi attuali sono parziali e i Comuni sono al limite della capacità di spesa”. Antonio Carpentieri ha voluto sottolineare che “aree come quella di Fossalta non vanno più sott’acqua: quindi la manutenzione è efficace e le opere di messa in sicurezza funzionano, perché hanno difeso e potenziato quelle zone”.

Per Barbara Moretti (Movimento 5 stelle) “è necessario rafforzare il sistema di comunicazione istituzionale durante l’emergenza, evitando difformità tra gli enti coinvolti: anche i cittadini di quelle zone golenali devono ricevere informazioni utili, chiare e verificate in tempo reale, sfruttando l’attuale tecnologia”.

In replica, Elisa Rossini si è detta “parzialmente” soddisfatta della risposta “ma resta ancora da capire la difformità delle informazioni date da Comune e Aipo”. La consigliera ha sottolineato anche che “le opere mancanti devono andare avanti: bisogna fare il possibile per mettere in sicurezza i territori”.

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