Coronavirus / Green pass, ipotesi che diventi obbligatorio sui mezzi pubblici

 Coronavirus / Green pass, ipotesi che diventi obbligatorio sui mezzi pubblici

Una ricostruzione grafica del Green pass, il certificato digitale Covid dell’UE in una stazione ferroviaria davanti ad un treno, Torino 15 luglio 2021 ANSA/TINO ROMANO

Estendere l’obbligatorietà del green pass per l’accesso ai mezzi di trasporto a lunga percorrenza. E’ una delle ipotesi che, secondo fonti di Governo, sarà valutata in occasione della cabina di regia lunedì o martedì.

Tra i provvedimenti verso cui si tende, c’è anche quello di riservare – almeno per alcune attività – l’utilizzo del green pass solo dopo aver fatto la seconda dose di vaccino, in linea con l’Ue. Un utilizzo diffuso del pass – a quanto si apprende – eviterebbe il ricorso a misure più restrittive. Su questo fronte, avanza l’ipotesi di un maggior peso dell’Rt ospedaliero sui profili di rischio da assegnare alle regioni.

I provvedimenti che scaturiranno dal confronto su questi temi confluiranno nel ‘decreto emergenza’ del Governo previsto entro fine luglio, dove dovrebbe essere prevista anche la proroga dello stato di emergenza, che al momento termina il 31 luglio. Due sono le ipotesi, al momento, della sua prossima scadenza: fine ottobre oppure fine dicembre.

“Credo sia normale su un tema importante come” il Green pass “avere sensibilità differenti, è capitato anche in passato. Sono fiduciosa che anche su questo tema, come ha detto il presidente Fedriga, si troverà una soluzione unitaria”. Così il ministro per gli Affari regionali Mariastella Gelmini a Bruxelles: “Se non vogliamo tornare a dover chiudere il paese non possiamo perdere tempo e non possiamo accontentarci dei risultati buoni che abbiamo raggiunto. Dobbiamo fare uno scatto in avanti. Penso ci saranno le condizioni per compiere queste scelte in un clima di coesione, condivisione rispettando la sensibilità di tutti”.

Di green pass “ne parleremo se e quando ce ne sarà la necessità”. Lo ha detto il leader della Lega, Matteo Salvini, a margine dell’inaugurazione del nuovo point della Lega per la raccolta firma per il referendum sulla giustizia. “Adesso chiediamo attenzione e rispetto delle regole, però non possiamo terrorizzare la gente prima del tempo – ha aggiunto -. Quindi se ce ne sarà la necessità, vedremo se investire in sicurezza”.

Come dimostra la crescita di casi e ospedalizzazioni in Gran Bretagna, “la variante Delta è molto contagiosa e temibilissima, quindi vacciniamo vacciniamo e vacciniamo. E introduciamo il Green pass per tutte quelle situazioni in cui c’è aggregazione”, dice, ad Agorà Estate, Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute Roberto Speranza e ordinario di Igiene e Sanità Pubblica all’Università Cattolica di Roma. Quanto all’eventualità di rivedere alcuni parametri che prevedono il passaggio di colore anche solo in base al numero dei contagiati, pur senza aumento di ospedalizzazioni “a me sembra un falso problema – afferma Ricciardi – quello che dobbiamo fare è vaccinare più persone possibile e continuare con il Green pass che limita la possibilità di circolazione dei soggetti contagiati. Se facciamo così il problema non si pone perché teniamo sotto controllo sia la circolazione del virus che la protezione delle persone più vulnerabili. Quindi – ha concluso- bisogna vedere il problema da un altro punto di vista”.

“Se per limitare la circolazione del virus rimangono fondamentali i comportamenti virtuosi l’utilizzo del green pass sul modello francese per l’accesso a bar, ristoranti e altre attività, seppur auspicabile è poco applicabile a breve termine per vari ostacoli che dovrebbero essere fronteggiati e rimossi”, rileva Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, in occasione del rapporto settimanale della Fondazione. “Innanzitutto – spiega – l’indisponibilità di vaccini per tutti coloro che vorrebbero riceverli e la non gratuità dei tamponi in tutte le Regioni genera un rischio di discriminazione; in secondo luogo, servono strumenti e risorse per controlli serrati e sistematici; infine, manca una legge sull’obbligo vaccinale per chi svolge mansioni a contatto col pubblico”.

“Parlare oggi di un green pass alla francese ha senso fino a un certo punto perchè con un’Italia ancora tutta bianca e con i contagi ancora bassi può avere un’utilità per i viaggi e per i grandi eventi. Può anche però avere un senso in visione prospettica, ad alcune settimane da oggi. I contagi stanno salendo e quindi dobbiamo valutare innanzitutto l’impatto sui nostri ospedali. Io credo che sarà un impatto minimo perchè oggi i contagi sono prevalentemente tra giovani e tra non vaccinati, quindi i ricoveri saranno sicuramente meno rispetto a quando nessuno era vaccinato”. Lo evidenzia il sottosegretario alla Salute Pierpaolo Sileri, intervenuto ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta” su Radio Cusano Campus, che sul green pass spiega di non aver “mai detto di applicarlo alla francese”. “Io ho detto a maggio: abbiamo un Green pass, facciamolo, per anticipare le riaperture” sottolinea. “I parametri -prosegue Sileri- devono essere basati sulle ospedalizzazioni dovute ai contagi. Il rischio è che i contagi possano continuare a salire. Se salgono e non cambiamo i parametri delle zone di rischio è chiaro che qualche restrizione è possibile. Tra la restrizione e avere zero restrizioni grazie al green pass è chiaro che quest’ultimo e’ lo strumento adatto da utilizzare per gli eventi a rischio di assembramento”. “Facendo l’esempio degli stadi- aggiunge- li vorrei più pieni possibile e più sicuri possibile, per questo il green pass è un’opportunità. Lo stesso vale per le discoteche. Non dico che debba servire per andare al ristorante, ma se a un certo punto dovessimo arrivare a 30mila contagi con gli ospedali che vanno in difficoltà a quel punto meglio mettere delle restrizioni oppure lasciarli aperti in sicurezza? E’ chiaro che il green pass offre un’occasione in questo senso”. “Non chiamiamolo green pass alla francese-conclude- chiamiamolo green pass e basta. La Francia ha una situazione epidemiologica più grave rispetto alla nostra e hanno un’esitazione vaccinale più ampia della nostra.

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