Dal Consiglio Comunale / Carenza di medici di famiglia, servono norme diverse

 Dal Consiglio Comunale / Carenza di medici di famiglia, servono norme diverse

Il sindaco risponde a due interrogazioni presentate dai consiglieri Pd Alberto Bignardi e Stefano Manicardi

“Il venire meno del presidio dei medici di base, non solo nei piccoli comuni o nelle aree interne ma anche in frazioni o rioni più periferici, è un problema di cui prendere atto. Dal punto di vista politico, l’Amministrazione comunale continuerà a chiedere alla Ausl di impegnarsi in un’attività di orientamento dei medici di Medicina Generale verso le frazioni, ma occorre pensare a un cambiamento normativo che porti a una maggiore disponibilità di professionisti e a una migliore capacità di programmazione e presenza sul territorio”.

Lo ha affermato il sindaco Gian Carlo Muzzarelli rispondendo nella seduta di giovedì 23 giugno a due interrogazioni sulla carenza dei medici di base in diversi quartieri e frazioni della città presentate dai consiglieri del Pd Alberto Bignardi e Stefano Manicardi. Il consigliere Bignardi si è concentrato sulla situazione del rione Sant’Anna e delle aree di Villanova e dei Torrazzi, mentre il consigliere Manicardi ha portato all’attenzione l’analoga situazione delle frazioni di Cittanova, Marzaglia e San Donnino. In entrambe le interrogazioni si chiedeva se e in che modo l’amministrazione e l’Ausl possono intervenire per dare una risposta ai cittadini e garantire il servizio.

Affrontando la questione attraverso le informazioni fornite dall’Azienda Usl, il sindaco ha dunque spiegato che gli strumenti di cui dispone l’Azienda sanitaria per far fronte alla carenza di medici sono la pubblicazione delle “zone carenti”, individuate nel rispetto del rapporto ottimale “di un medico ogni 1000 abitanti residenti” e il conferimento degli incarichi, ma la mancata partecipazione da parte dei medici alle procedure regionali di assegnazione delle zone carenti o la mancata accettazione degli incarichi è un problema che le Ausl non possono risolvere con un intervento immediato.

Nel caso specifico di Sant’Anna, a fronte della cessazione del rapporto convenzionale con il medico di medicina generale che ha compiuto 70 anni (e non è prorogabile perché l’emergenza sanitaria non è estendibile ai medici di medicina generale, come confermato dal Tribunale di Modena sezione Lavoro) con in carico 850 assistiti, l’Ausl ha chiesto, a febbraio, alla Regione l’attivazione della procedura di assegnazione della “zona carente” che si concluderà presumibilmente a settembre. L’Azienda non ha però potuto assegnare un “incarico provvisorio” nelle more della procedura, poiché mancava il presupposto dell’eccedenza degli assistiti superiore a 300 rispetto alla somma dei massimali dei singoli medici iscritti nell’elenco dell’ambito territoriale di riferimento. I medici operanti nell’ambito territoriale avevano infatti un’ulteriore capacità ricettiva di 5.750 scelte, poiché il calcolo numerico non è riferito al singolo quartiere, frazione o località ma, appunto, all’intero ambito territoriale di riferimento che per Modena è il territorio comunale.

In altre parole, essendo ampia la capacità ricettiva dei medici di medicina generale, non è possibile procedere all’assegnazione di un incarico provvisorio. La stessa dinamica entra in gioco nel caso del medico oggetto della seconda interrogazione, che aveva in carico 500 pazienti.

“Un piano strutturato – ha continuato Muzzarelli – potrà esserci solo con la concreta attuazione del nuovo Accordo Collettivo Nazionale per la Medicina Generale e conseguente adozione di un Accordo Integrativo Regionale. La Regione si sta confrontando con le parti sindacali per individuare misure eccezionali e urgenti, sebbene temporanee, per risolvere i problemi legati alla carenza di medici. Si discute, ad esempio, della possibilità di aumentare i massimali dei medici titolari di incarico da 1.500 a 1.800 e quelli dei medici iscritti al corso di formazione in medicina generale da 650 a 1.000. Sul tavolo anche la possibilità di revocare le autolimitazioni (il medico oggi può chiederla riducendo gli assistiti a un massimo di 500) e altre misure mirate anche in termini di ulteriori incentivi economici.

Secondo quanto risulta all’Ausl, in un quadro generale di carenza di professionisti diffuso sull’intero territorio nazionale e in alcune zone della provincia, i medici di medicina generale di Modena sono ancora sufficientemente distribuiti su tutto l’ambito comunale e, anche considerando i prossimi pensionamenti, non ci sono al momento elementi di allarme. Alla fine del 2022 sono infatti previste cinque cessazioni, a fronte della pubblicazione di otto zone carenti che verranno presumibilmente assegnate fra luglio e settembre; d’altra parte, non è possibile obbligare un medico neoconvenzionato ad aprire l’ambulatorio in una determinata zona, solo suggerirne l’opportunità. Il sindaco ha infine sottolineato l’importanza dell’assistenza domiciliare per le cure ai soggetti fragili, le modalità innovative di assistenza attraverso la telemedicina e l’apertura di ambulatori gestiti da infermieri di comunità collegati alle Case della Comunità.

Aprendo il dibattito dopo la trasformazione in interpellanza, per Lega Modena Giovanni Bertoldi ha sottolineato che “questa situazione è figlia di una mancata programmazione”. Il consigliere ha suggerito di prendere in considerazione i medici in pensione disponibili a rientrare: “Potrebbero dare un aiuto concreto, anche per non oberare i medici attivi, che rischiano di andare in ‘burnout’, e tenendo in considerazione il supporto importante degli infermieri”. Alla luce di questa “criticità di cui la classe politica dovrebbe rispondere”, Barbara Moretti ha auspicato “un potenziamento della telemedicina e del contributo degli operatori di infermieristica come soluzione temporanea”, visto che “serviranno anni prima che la situazione migliori”. La consigliera ha anche ricordato “l’eccellenza modenese rappresentata delle Usca, le Unità speciali di continuità assistenziale, emersa durante la pandemia”.

Per Antonio Carpentieri (Pd) è importante che “in questa fase di transizione il Comune affianchi i cittadini, soprattutto quelli fragili, che abitano nelle zone che si ritrovano senza medici di medicina generale”. Quindi, oltre a informarli “che l’attività si sta riorganizzando e che non sono stati lasciati soli, si potrebbero individuare sostegni concreti per facilitarne lo spostamento verso i medici collocati in altre zone, per esempio col supporto dei Servizi sociali”.

In replica, il consigliere Bignardi ha suggerito di “lavorare sulla geolocalizzazione dei medici di medicina generale con l’obiettivo di garantire la maggiore copertura possibile del territorio” e in questo percorso “la suddivisione della città in rioni, prevista dal Pug, agevola l’analisi della situazione”. Il consigliere ha anche auspicato “un intervento del Parlamento, che abbiamo attivato attraverso i parlamentari modenesi”. Il consigliere Manicardi ha auspicato una maggiore redistribuzione sul territorio dei medici di medicina generale: “Lo Stato e più in generale le amministrazioni pubbliche dovrebbero poter intervenire sulla scelta delle destinazioni, che non dovrebbe essere lasciata al libero mercato poiché è sbagliato pensare che si possa scegliere dove svolgere il servizio in base alla sola convenienza economica”.

CONSIGLIO, SEDUTE DELLE COMMISSIONI ANCHE DA REMOTO

Approvata all’unanimità la delibera sulla modifica del Regolamento dell’Assemblea comunale che riguarda gli organismi Risorse”, “Servizi” e “Seta”

Le sedute di tre delle cinque delle commissioni consiliari del Comune di Modena, “Risorse”, “Servizi” e “Seta”, si potranno svolgere in modalità “mista”, prevedendo quindi per i consiglieri la possibilità di partecipare ai lavori anche da remoto in video-conferenza, come è accaduto nell’ultimo biennio caratterizzato dall’emergenza sanitaria. Il Consiglio comunale ha approvato infatti all’unanimità, nella seduta di giovedì 23 giugno, la delibera che, dopo aver recepito un emendamento tecnico, modifica il Regolamento del Consiglio introducendo, appunto, la modalità telematica come strumento operativo per lo svolgimento delle sedute delle tre commissioni interessate dal provvedimento. Mentre proseguono gli approfondimenti sul percorso parallelo che riguarda i lavori del Consiglio comunale.

Presentando la delibera in aula, il presidente dell’Assemblea Fabio Poggi ha ricordato l’ordine del giorno votato lo scorso aprile dal Consiglio comunale proprio su questo tema: con la mozione, approvata in maniera unanime, si invitava la commissione Affari istituzionali, competente in materia, ad aggiornare il Regolamento dell’Assemblea. Il 31 marzo, terminata la fase di emergenza sanitaria nazionale, erano infatti venuti meno i presupposti normativi che due anni prima, dal 26 marzo 2020, avevano consentito di svolgere le sedute del Consiglio e delle commissioni consiliari con un’organizzazione più “smart”. Con l’obiettivo di contribuire a limitare i rischi di diffusione del virus, infatti, l’Amministrazione aveva attivato una piattaforma software attraverso cui i consiglieri si potevano connettere alle sedute attraverso video-chiamate, equiparando perciò queste partecipazioni in “digitale” a quelle di coloro che avevano scelto di essere in presenza nella sala consiliare in Municipio.

Alla luce di queste premesse, e tenendo conto dei riferimenti normativi più recenti, la mozione aveva permesso di avviare il percorso amministrativo che è scaturito nell’introduzione di un nuovo articolo, il 20bis, nel Regolamento del Consiglio comunale. L’aggiornamento del documento istituisce appunto i percorsi per lo svolgimento in modalità “mista” delle sedute di tre commissioni, appunto gli organismi Risorse (presieduto da Marco Forghieri), Servizi (Tommaso Fasano) e Seta (Vincenzo Walter Stella), sempre assicurando, però, il rispetto “dei criteri di trasparenza e tracciabilità, identificabilità con certezza dei partecipanti, sicurezza e protezione dei dati personali, pubblicità delle sedute e regolare svolgimento delle stesse”, come sottolinea la delibera. I presidenti di queste tre commissioni dovranno comunque partecipare alle sedute in presenza, cioè in aula; tuttavia, in caso di dichiarato stato di emergenza o forza maggiore “le commissioni potranno svolgersi interamente in videocollegamento da remoto”.

Dovranno riunirsi sempre in presenza, invece, le altre due commissioni consiliari, ovvero Controllo e garanzia (Giovanni Silingardi) e Affari istituzionali (Stefano Manicardi).

Aprendo il dibattito prima del voto, per il Pd Stefano Manicardi ha sottolineato che la delibera contempera l’esigenza “di incontrarsi per discutere i temi delle commissioni” e la necessità di “ragionare su strumenti e modalità ‘nuovi’ per condurre le attività legate al Consiglio comunale”. Significativo pure il fatto che “la scelta di oggi avrà un valore anche per le prossime legislature”. Antonio Carpentieri ha messo l’accento “sulla velocità con cui, in poche settimane, si è sviluppato l’iter amministrativo consiliare che ha portato all’adozione di questa nuova modalità di svolgimento delle sedute delle commissioni”. Il prossimo passo è “valutare se ci sono le condizioni per utilizzare questi strumenti anche per i lavori del Consiglio comunale”.

Dopo aver precisato che la modalità di partecipazione da remoto “deve essere adottata con intelligenza e criterio”, Vincenzo Walter Stella (Sinistra per Modena) ha auspicato che la piattaforma informatica che ospiterà le sedute sia “stabile nella connessione, ma anche nei percorsi di condivisione dei documenti. È già accaduto che non si riesca a dialogare in maniera fluida e limpida e questo va a discapito dello svolgimento dei lavori”.

Con questa delibera “si è fatto un passo decisivo verso la modernità”, ha affermato Giovanni Bertoldi (Lega Modena), dicendosi “a favore” della modifica del Regolamento, anche nell’ottica del Consiglio. Alla luce dell’evoluzione della pandemia, il consigliere ha sottolineato il valore della partecipazione “mista” alle sedute, precisando comunque che lo svolgimento dei lavori in presenza “è la modalità migliore”.

Nel dibattito è intervenuto anche il presidente del Consiglio Fabio Poggi. “La piattaforma su cui si svolgono le sedute viene continuamente sottoposta a verifiche – e, a maggior ragione ora che sta per andare a regime, si procederà a ottimizzarla. A ogni modo, il limite dell’indeterminatezza dei problemi ci potrà sempre accompagnare approvando questo regolamento: le criticità tecniche che possono emergere sono di diverso tipo e non sempre preventivabili”.

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