Dal Consiglio Comunale 7 Via libera al nuovo tratto ciclopedonale a Ganaceto

 Dal Consiglio Comunale 7 Via libera al nuovo tratto ciclopedonale a Ganaceto

Ok unanime del Consiglio alla delibera che ratifica la variante allo strumento urbanistico comunale per la realizzazione del percorso da via Forghieri a stradello Lenzini

Via libera all’intervento di realizzazione di un nuovo tratto ciclopedonale a sud del centro urbano di Ganaceto, che a fianco della strada Nazionale per Carpi consentirà la prosecuzione in direzione Modena del tracciato esistente da via Forghieri (al limite del centro abitato) a stradello Lenzini, dove sono presenti alcuni nuclei residenziali.

Lo ha dato il Consiglio comunale, nella seduta di giovedì 24 marzo, approvando all’unanimità la delibera che conferma l’interesse pubblico alla realizzazione dell’opera, prende atto della conclusione positiva della relativa Conferenza dei servizi e ratifica la variante allo strumento urbanistico del Comune di Modena apponendo il vincolo preordinato all’esproprio.

Il nuovo tratto ciclopedonale a Ganaceto, per un valore di 150 mila euro, avrà uno sviluppo di circa 150 metri lineari, per una larghezza di 2 metri, sarà realizzato in asfalto con graniglie a diversa pezzatura nella fascia di rispetto stradale della strada Nazionale per Carpi, su un’area prevalentemente agricola di cui è prevista l’acquisizione tramite esproprio. Il tracciato avrà una sede propria rialzata rispetto alla quota del piano stradale e sarà protetta con staccionata di legno rispetto alle proprietà limitrofe. In prossimità del canale di Ganaceto, in accordo con il Consorzio di bonifica dell’Emilia centrale, sarà realizzata una passerella prefabbricata in cemento armato per lo sbarco all’intersezione su via Lenzini, idonea anche a supportare i carichi dei mezzi per la manutenzione dello stesso canale. È inoltre prevista la realizzazione di un impianto di illuminazione pubblica con cinque punti luce a led.

IL CONSIGLIO: “INTITOLARE BENE PUBBLICO A MAURO FORGHIERI”

Ok unanime all’odg di Giacobazzi (FI) che chiede di custodire e valorizzare la memoria dell’ingegnere modenese, per oltre vent’anni in Ferrari

Dedicare uno spazio o un bene pubblico di Modena all’ingegnere Mauro Forghieri, scomparso nel novembre 2022, all’età di 87 anni, e a lungo protagonista al fianco di Enzo Ferrari dei successi delle Rosse nel mondo. Avviare questo percorso di riconoscimento simbolico, dunque, in deroga alla normativa che per l’intitolazione a persone stabilisce che debbano essere trascorsi almeno dieci anni dal loro decesso, ma, appunto, con eccezioni riservate a personalità illustri.

È la richiesta del Consiglio comunale di Modena che ha approvato, con voto unanime, l’ordine del giorno sull’intitolazione di un bene pubblico, come una sala, una piazza o una scuola, al progettista modenese di Formula 1. Il documento è stato presentato da Piergiulio Giacobazzi (Forza Italia) nella seduta di giovedì 23 marzo.

Entrato in Ferrari ad appena due anni dalla laurea all’Università di Bologna, Mauro Forghieri rivestì il ruolo di responsabile del Reparto tecnico per le vetture da corsa di F1 e della categoria Sport prototipi. Il progettista fu artefice dell’introduzione di diversi aspetti innovativi, nel tempo divenuti consolidati nel campo della meccanica e della progettazione di monoposto su pista. L’ordine del giorno ne ricorda alcuni: la modifica del ponte posteriore per migliorare la stabilità nei curvoni, l’utilizzo di alettoni per aumentare il carico aerodinamico e l’inserimento pionieristico di motori turbocompressi. Tutte intuizioni che valsero alle Rosse, sotto la sua guida (dal 1962 al 1984), ben 54 Gran Premi, quattro titoli mondiali piloti e sette mondiali costruttori. Alla fine degli anni Ottanta, ricorda il documento, l’ingegnere lasciò la Ferrari per approdare prima alla Lamborghini e quindi alla Bugatti, sempre mantenendo quel carattere innovatore che ne ha connotato la carriera.

Nato nel 1935 da una famiglia modenese operaia, “Forghieri – ha specificato Giacobazzi – è stato uomo dal forte spessore culturale, in grado di mantenere sempre un profondo legame con la città di Modena”. Una scelta questa, puntualizza l’ordine del giorno, che gli valse, nel gennaio 2022, il conferimento della cittadinanza onoraria da parte del Consiglio comunale su proposta del sindaco Gian Carlo Muzzarelli.

L’ordine del giorno chiede dunque di proseguire la custodia e la diffusione della sua memoria, legando simbolicamente il suo nome, “emblema di passione, impegno e creatività”, a uno spazio o a un bene cittadino, fruibile da tutta la comunità.

Nel dibattito prima dell’approvazione è intervenuto il sindaco Gian Carlo Muzzarelli: “L’Amministrazione comunale è già al lavoro assieme alla famiglia di Forghieri per ricordarne, con le migliori modalità, la figura”, ha affermato il sindaco, ricordando che si tratta di “un impegno assunto già in occasione della sua scomparsa”. Il voto unanime del Consiglio, quindi, “potrà contribuire ad accelerare il percorso che si svilupperà con la Prefettura” per ‘dedicare’ un luogo pubblico all’ingegnere: la legge prevede, infatti, che l’intitolazione di strade e piazze a persone decedute da meno di dieci anni possa avvenire soltanto a seguito di un’autorizzazione dell’Ufficio territoriale del Governo.

Per il Pd, Ilaria Franchini ha auspicato che la figura del progettista venga ricordata “anche in occasione dell’edizione 2023 della manifestazione Motor valley fest”, in programma dall’11 al 14 maggio in città. Forghieri, ha aggiunto la consigliera, “è stato un autentico esempio della comunità modenese grazie alla sua capacità di unire passione, creatività, spirito di innovazione e alla voglia di portare la qualità e la bellezza di questo territorio in tutto il mondo”.

TOPONOMASTICA, “SCEGLIERE NOMI CONNESSI A MODENA”

Il Consiglio ha respinto l’odg di De Maio (Modena Sociale) che chiedeva di dedicare un bene pubblico al militare rivoluzionario africano Thomas Sankara

Per la maggioranza del Consiglio comunale non deve essere intitolato uno spazio o un bene pubblico a Thomas Sankara, rivoluzionario e icona marxista del panafricanismo e presidente del Burkina Faso dal 1983 al 1987, anno del suo assassinio: è stato un militare dalla personalità divisiva, non apprezzata da tutti, e soprattutto simbolo di una storia geopolitica controversa che non appartiene al territorio modenese. Con queste motivazioni il Consiglio comunale di Modena non ha approvato l’ordine del giorno proposto nella seduta di giovedì 23 marzo da Beatrice De Maio (Modena Sociale) che chiedeva, appunto, di dedicare un luogo della città al cosiddetto “Che Guevara africano”, che ancora oggi, a distanza di 36 anni dalla morte, “resta una figura carismatica ed esempio di riscatto e libertà per molti giovani di quel continente”.

L’ordine del giorno è stato bocciato con il voto contrario del Partito democratico; a favore invece, oltre a Modena Sociale, Gruppo indipendente per Modena, Alternativa Popolare, Movimento 5 stelle e Fratelli d’Italia, mentre si sono astenuti Lega Modena, Forza Italia e Sinistra per Modena.

“Quella dell’Africa è una storia estremamente complessa, di cui Sankara è stato certamente protagonista, portando avanti anche delle battaglie giuste”. È quanto condiviso in aula dai gruppi contrari alla mozione, puntualizzando però che “su questa tipologia di toponomastica l’Amministrazione ha fatto una scelta ben precisa: i nomi da custodire nella memoria cittadina devono essere collegati a Modena”. In particolare, per Federica di Padova e Antonio Carpentieri (Pd) “la questione non è giudicare storicamente la vicenda di Sankara: il punto oggettivo è che la mozione chiede di prendere posizione su un militare andato al potere con un colpo di Stato, in una terra lontana migliaia di chilometri da Modena”. Intervenendo in qualità di presidente della Commissione toponomastica del Comune di Modena, l’assessore Andrea Bosi ha puntualizzato inoltre che “esiste un regolamento, votato dal Consiglio comunale, nel quale si stabilisce che per proporre un’intitolazione basta raccogliere 50 firme: poi è la commissione competente che decide”.

Considerato alfiere della decolonizzazione e tra i massimi esponenti del panafricanismo (movimento che ambisce a realizzare l’unità politica e culturale dell’Africa), l’ordine del giorno puntava a riabilitare “dal dimenticatoio della storia” la figura di Sankara, sottolineando la portata storica e culturale delle sue battaglie. Sostenitore della democratizzazione delle relazioni internazionali e oppositore al concetto di “grandi potenze”, Sankara – specifica il documento – divenne celebre soprattutto per la sua radicale denuncia, in qualità di presidente del Burkina Faso, dei crimini dell’imperialismo, del colonialismo e del neocolonialismo. De Maio ne ha ricordato, a proposito, l’iconico discorso pronunciato al vertice dell’Organizzazione dell’unità africana (Oua) di Addis Abeba, in Etiopia, in cui annunciava la volontà di non ripagare il debito estero contratto con le potenze occidentali, invitando gli altri governi africani a fare altrettanto. Fu probabilmente questo intervento, ha puntualizzato la consigliera, a determinare il suo assassinio meno di tre mesi dopo, in un colpo di Stato organizzato dell’ex collaboratore Blaise Compaoré, con l’appoggio di Francia, Stati Uniti d’Ameria e militari liberiani.

L’ordine del giorno, dunque, attraverso la richiesta di dedicargli uno spazio o un bene pubblico della città di Modena, evidenziava “la grande attualità” di Sankara e delle sue critiche, soprattutto quelle rivolte al neocapitalismo occidentale che “a fronte di una raggiunta indipendenza formale dei Paesi africani, non smette ancora oggi di esercitare forme di assoggettamento, non solo economico”. Del politico rivoluzionario, De Maio ha infatti ricordato anche la “strenua difesa” dell’indipendenza intellettuale e linguistica delle numerose etnie africane, contro l’avanzare dell’omologazione culturale operata dai Paesi occidentali.

Nel dibattito è intervenuta anche Elisa Rossini (FdI) affermando che “la posizione del Pd mostra l’imbarazzo di prendere certe decisioni, come quella di riconoscere Sankara oppositore del colonialismo francese”.

DAL CONSIGLIO, OK ALLA RIGENERAZIONE DELLA PRO LATTE

Approvato l’odg presentato da Carpentieri (Pd): “Opportunità per emergenza abitativa e verde pubblico”. Rossini (FdI) ritira referendum e annuncia l’istruttoria

Rigenerare l’area industriale dismessa “Ex pro Latte” attraverso la prosecuzione del percorso di costruzione dell’accordo di programma con l’azienda Cpc group. Cogliere questa opportunità, dunque, sia per ampliare le aree verdi del rione Sacca, creandone una nuova al posto dell’edificio demolito, sia per contrastare la povertà abitativa, prevedendo per esempio alloggi di edilizia residenziale sociale (Ers) e convenzionata, anche in locazione, con uno specifico riferimento per gli operatori delle forze dell’ordine. L’ipotesi di accordo contiene anche la proposta di spostamento nell’area, sul versante di via Finzi, dell’attuale centro religioso islamico di via Delle Suore. È la richiesta del Consiglio comunale di Modena che ha approvato, giovedì 23 marzo, l’ordine del giorno: “Rigenerazione dell’area industriale dismessa “ex Pro latte” e implementazioni delle aree verdi del rione Sacca”. Il documento, presentato da Antonio Carpentieri per il Partito democratico, ha ottenuto il voto contrario di Laga Modena, Forza Italia e Movimento 5 stelle; astenuti Gruppo indipendente per Modena, Alternativa Popolare, Fratelli d’Italia e Sinistra per Modena.

Sul tema, i gruppi consiliari Fratelli d’Italia, Gruppo indipendente per Modena e Alternativa popolare avevano presentato un emendamento che invitava a promuovere una consultazione popolare in merito alla situazione di degrado dell’area privata e all’ipotesi di interventi. L’atto è stato ritirato annunciando la richiesta di un’istruttoria pubblica, strumento previsto dal Regolamento comunale degli istituti di partecipazione che consiste nella partecipazione dei cittadini a determinati procedimenti intrapresi dagli enti pubblici, in vista di particolari decisioni.

Diverse aree dei rioni Sacca e Crocetta, specifica il documento, sono al centro di un importante e positivo programma di rigenerazione urbana ancora in corso, favorito da interventi pubblici, privati e misti. In quest’ambito, l’ordine del giorno descrive la proposta di ampliamento industriale di Cpc group, azienda attiva nel campo dell’automotive e modelleria d’avanguardia, presente sul territorio modenese da più di 30 anni, con oltre 700 addetti. Il progetto, chiarisce l’atto, prevede l’ampliamento del comparto industriale produttivo e dell’impresa, determinando importanti ricadute economiche e occupazionali per il territorio.

La proposta ha già incontrato il favore del Consiglio comunale che a giugno 2022, senza voti contrari, ha dato via libera allo schema di protocollo d’intesa tra il Comune di Modena, la Regione Emilia-Romagna e, appunto, Cpc group; l’atto costituisce la premessa per il definitivo accordo di programma che dovrà essere approvato dallo stesso organo consiliare. Contestualmente, la Giunta ha approvato un accordo procedimentale che puntualizza alcuni aspetti dell’ampliamento, come la demolizione dei fabbricati esistenti e la creazione di lotti in prossimità della medesima attività. Nel progetto, previsti anche elementi innovativi e sperimentali dell’espansione. Tra questi, un’Academy sull’innovazione nei materiali del comparto automotive e la creazione di impianti per l’incremento della sostenibilità ambientale e sociale.

In quest’ambito, l’accordo prevede in cessione, da parte della Cpc group, la cosiddetta area privata Ex Pro Latte, acquistata dal fallimento nel 2021, e situata nel rione Sacca, compresa nel quadrante delle vie Finzi, Gerosa e Canaletto sud. Estesa per oltre 31 mila metri quadrati e per molto tempo sede di attività industriale, l’area risulta da quasi vent’anni abbandonata e dismessa, con il susseguirsi di problemi di sicurezza e mancato decoro. Nonostante, infatti, diversi tentativi di interlocuzione tra i privati e l’Amministrazione comunale, non era mai stato avviato in passato un processo di rigenerazione, anche a causa delle procedure di liquidazione per molte società, innescate dalla crisi economica del 2008.

Tuttavia, specifica il documento, recenti interventi migliorativi di pulizia e messa in sicurezza, eseguiti dalla nuova proprietà, determinano ora condizione favorevoli per rilanciare e attuare un progetto di riqualificazione, richiesto dai cittadini anche in occasione di percorsi partecipati. “Si tratta di un’occasione – ha puntualizzato Carpentieri – per rispondere, con proposte concrete, a diverse esigenze del rione Sacca, come la necessità dell’impresa, la richiesta di abitazioni da parte della collettività e, soprattutto, la presenza di un vero e proprio polmone verde”.

L’ordine del giorno, dunque, chiede all’Amministrazione di proseguire il percorso di costruzione dell’accordo di programma prevedendo, appunto, interventi di rigenerazione urbana, in più ambiti, coerenti con gli obiettivi del nuovo Piano urbanistico generale (Pug). “In questo contesto urbanistico – ha affermato Carpentieri – è possibile, per esempio, dare una risposta concreta all’emergenza abitativa, attraverso nuovi alloggi a prezzi più accessibili”. Il capogruppo, in particolare, ha chiesto di prevedere alloggi Ers ma anche di edilizia agevolata e convenzionata da destinare a coloro che faticano a trovare alloggio a Modena, “come per esempio gli operatori delle forze dell’ordine, spesso costretti a lasciare la nostra città per questo motivo, indebolendo i nostri organici”. Il documento chiede inoltre di destinare al verde pubblico almeno un terzo della superficie complessiva dell’area Ex Pro latte (circa 10 mila metri quadrati), contribuendo così ad allargare, armonizzandoli, gli spazi verdi circostanti, come il parco Vittime di Utoya o quelli di Villaggio Europa e via Norvegia.

IL DIBATTITO IN CONSIGLIO COMUNALE

Gli interventi dei consiglieri sull’ordine del giorno che riguarda la rigenerazione dell’area

Sono intervenuti diversi consiglieri sull’ordine del giorno “Rigenerazione dell’area industriale dismessa “ex Pro latte”, presentato dal Partito democratico e approvato dal Consiglio comunale di Modena nella seduta di giovedì 23 marzo.

Per Fratelli d’Italia, Elisa Rossini ha voluto specificare il senso dell’emendamento proposto e poi ritirato: “La nostra proposta voleva garantire un concreto coinvolgimento dei cittadini del rione Sacca, sempre molto attivi nelle forme di partecipazione”. La consigliera ne ha poi motivato il ritiro puntualizzando di volere “evitare la sovrapposizione con l’annunciata istruttoria pubblica”.

Barbara Moretti (Lega Modena) si è detta favorevole a quei piani industriali e di sviluppo, come quello della Cpc, “che rispondono a iniziative di riqualificazione”. La consigliera, tuttavia, ha affermato che “la mozione è strumentale”. Il riferimento è alla proposta, contenuta nell’ipotesi di accordo, di spostamento nell’area, sul versante di via Finzi, dell’attuale centro religioso islamico di via Delle Suore: “Sono state fatte delle scelte senza confrontarsi con i cittadini e senza calcolare l’impatto ambientale e urbanistico di questa soluzione”. Per Giovanni Bertoldi l’annunciata istruttoria pubblica consente di “lasciare la parola ai cittadini e agli esperti” e sancisce il “superamento” di questa mozione. Il capogruppo ha affermato comunque di essere a favore del rafforzamento del polo produttivo Cpc, “ma occorre utilizzare l’ex Pro Latte in modo diverso: deve essere garantito un polmone verde a tutta l’area”.

Per Alberto Bignardi (Pd) la mozione propone azioni precise: “Il focus è rigenerare e ridefinire l’assetto della zona, creando nuovi alloggi e nuovo verde”. Il consigliere ha poi puntualizzato che lo spostamento della moschea è dovuto alle condizioni “oggettivamente pericolose” della sua attuale ubicazione (“come il rischio investimenti delle persone a causa dell’alta velocità”). Secondo Diego Lenzini “obiettivo dell’ordine del giorno è dare un indirizzo a un processo di rigenerazione che deve tenere conto di molti aspetti delicati”. Il consigliere ha parlato quindi di “un percorso per definire un accordo con un privato nell’ambito di un mandato chiaro del Consiglio”. Lenzini ha poi puntualizzato che è fondamentale coinvolgere i cittadini, come è stato fatto e si continuerà a fare, ma nell’ambito “di un perimetro definito di competenze: a un certo punto la politica deve infatti fare sintesi e prendere la decisione”.

“A oggi non abbiamo ancora un’idea chiara e ben definita di come si intende sviluppare questo progetto”. Ad affermarlo è Walter Stella (Sinistra per Modena) che ha voluto motivare l’astensione del gruppo: “Più volte abbiamo ribadito che il delicato processo di rigenerazione dell’area nord della città debba prevedere la massima condivisione con i cittadini: occorre avviare, quindi, un concreto percorso di partecipazione”.

Per Giovanni Silingardi (M5s) è necessario restare sul focus della mozione “che non riguarda né la moschea né l’espansione del polo Cpc, ma interessa l’area dell’ex Pro Latte”. La nostra posizione è chiara: “La soluzione è renderla tutta verde”. Il consigliere ha infatti specificato che uno degli aspetti del nuovo Piano urbanistico generale (Pug) è quello dei rioni: “La loro esistenza ha senso se si esaminano i loro bisogni e, solo dopo questo esame, si progetta quello che manca e serve”. Silingardi ha quindi affermato che “una delle principali necessità del rione Sacca è quella di avere verde: bisogna dunque operare in questa direzione”.

Nel dibattito è intervenuta anche l’assessora all’Urbanistica Anna Maria Vandelli: “L’accordo di programma che riguarda l’area della Pro Latte – ha spiegato – permetterà di passare da un’ipotesi di trasformazione completamente residenziale, come sarebbe previsto attualmente, a un percorso diverso in cui l’area viene ‘messa in gioco’ nell’ottica di una maggiore integrazione con la comunità e il territorio, ricavandone un’ampia area verde e strutture di servizio. Fermo restando che nel progetto che ci verrà presentato dovranno essere rispettate tutte le condizioni di sostenibilità, a partire da quelle ambientali”.

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